Descrizione
Bracciale con scudo spartano prototipato a mano con lastre e fili in cera. E’ stata ricavata la forma dello scudo desiderato, poi con la fiamma della spiritiera ed uno specillo un po’ di cera è stata riscaldata per poterla modellare e formare i dettagli in rilievo. Sono stati ricavati dalla cera con lime e frese i terminali e i freni. Attraverso un processo di microfusione, quindi, i componenti sono stati realizzati nel metallo richiesto, e sottoposti a rifinitura totale sempre con l’aiuto di frese, lime e carte abrasive (dalla grana più grossa alla più fine) per togliere ogni imperfezione. E’ stato passato alla lucidatrice prima con spazzola in crine e pasta gialla a velocità minima (per togliere gli ultimi graffi rimasti) e poi a velocità massima (per rifinire il tutto); è stato poi sostituito il crine con la spazzola in cotone morbido e passato di nuovo a lucidare col rossetto (ossido di ferro), prima a velocità minima e poi a velocità massima. Per ciascun pezzo sono stati ripetuti passaggi identici. E’ stato, poi, lavato il tutto in acqua calda e sapone per gioielli (nell’ultrasuoni, macchinario che con scariche di ultrasuoni lava accuratamente l’oggetto) e fatto asciugare immergendo in sabbia specifica. I componenti in argento sono stati sottoposti a rodiatura (bagno galvanico) e lo scudo è stato smaltato e fatto asciugare per diverse ore. Il bracciale, infine, è stato assemblato con la cordella cerata fermata da freni con gommini, i terminali e la chiusura in argento.
Scudo spartano: significato del ciondolo presente nel bracciale
Una volta ho letto, non ricordo più dove, che i guerrieri spartani si legavano ai polsi delle cordicelle intrecciate per non dimenticare le promesse fatte prima di partire per le battaglie. Poveri guerrieri spartani per certi versi, inglobati in un sistema bellico che da “dilettantistico”, nato per venire incontro alle esigenze difensive primarie di semplici cittadini, si era trasformato nella prima cultura militare pervasiva della storia! L’intera vita dello spartano era votata al diventare un utile e produttivo membro della polis ossia un guerriero perfetto: coraggioso, forte e determinato. Questo iniziava sin dalla nascita, quando i neonati venivano valutati dagli anziani della città e, in caso di responso positivo, i piccoli sarebbero appartenuti alla polis e non alle loro famiglie, mentre in caso contrario venivano abbandonati presso il Monte Taigeto. A cinque anni cominciavano ad allenarsi imparando a ballare armati; questo per rafforzarli fisicamente e soprattutto per instillare in loro il senso del ritmo e la destrezza necessari a muoversi ordinatamente nella falange. All’età di sette anni iniziavano un duro periodo di addestramento e prove che, se non li uccideva, li trasformava in soldati. I metodi educativi utilizzati erano spesso brutali: i bambini più grandi dovevano punire i più piccoli con delle fruste e uno sbaglio portava al pestaggio di chi lo aveva commesso e del suo migliore amico; questo per far crescere il cameratismo tra i giovani spingendoli a preoccuparsi del compagno e per far loro comprendere come un errore in guerra potesse comportare conseguenze anche per un commilitone. La necessità di sacrificarsi per i propri compagni era ciò che rendeva grande l’esercito spartano. Alla base delle falange vi era un forte senso di appartenenza e di uguaglianza tra i suoi membri; gli uomini che avrebbero combattuto insieme, vivevano anche insieme, si allenavano insieme; la prestanza fisica, la resistenza alla fatica, alle privazioni e alle intemperie diventavano sia performance individuale che di gruppo, i legami che si costituivano divenivano connaturati ad ogni singolo spartano come un vincolo di consanguineità!