Descrizione
Il ciondolo a forma di scudo romano è stato prototipato a mano con lastre e fili in cera. E’ stata ricavata la forma desiderata a scudo dalla lastra poi con la fiamma della spiritiera ed uno specillo è stata riscaldata dell’altra cera per poterla modellare e formare i dettagli in rilievo. I capicorda sono stati ricavati dalla cera con lime e frese. Poi con un processo di microfusione lo scudo e i capicorda sono stati riprodotti nel materiale desiderato. A quel punto il ciondolo è stato sottoposto a rifinitura totale sempre con l’aiuto di frese, lime e carte abrasive (dalla grana più grossa alla più fine) per togliere ogni imperfezione. Dopo è stato passato alla lucidatrice prima con spazzola in crine e pasta gialla a velocità minima (per togliere gli ultimi graffi rimasti) e poi a velocità massima (per rifinire il tutto); abbiamo quindi sostituito il crine con la spazzola in cotone morbido e usato il rossetto (ossido di ferro) per lucidarlo di nuovo, prima a velocità minima e poi a velocità massima. Ogni passaggio è stato quindi ripetuto per ciascun pezzo. E’ stato lavato tutto in acqua calda e sapone per gioielli (nell’ultrasuoni, macchinario che con scariche di ultrasuoni lava accuratamente l’oggetto) e fatto asciugare ricoprendolo con della sabbia specifica. Lo scudo è stato smaltato e lasciato ad asciugare per diverse ore. Il ciondolo quindi è stato assemblato con la cordella e i capicorda del rispettivo metallo.
Collana in caucciù con ciondolo a forma di scudo romano
La collana con ciondolo raffigurante lo scudo romano è ispirata, in qualche modo, alla torque romana, ossia al riconoscimento più frequente attribuito ai legionari romani per meriti guadagnati sul campo; ad essi inoltre erano dati denaro e promozioni, essenziali per premiarne il valore e incentivarne lo zelo in battaglia.
La torque era una collana o, più raramente un bracciale, solitamente d’oro, di bronzo o più raramente d’argento, realizzato con una disposizione a tortiglione da cui deriva il nome. Poiché questo ornamento era un elemento di spicco nel patrimonio di chi lo possedeva, esso era considerato dai soldati romani un bottino molto ambito, che spesso veniva assegnato a coloro che, appunto, si erano particolarmente distinti in battaglia. I monumenti eretti in onore dei soldati particolarmente meritevoli, infatti, enumeravano spesso anche il numero delle torque raccolte nelle battaglie che avevano combattuto in vita. Il nome “torque” è legato alla figura di Tito Manlio, che per l’abitudine di indossare una collana del genere, appartenuta ad un guerriero gallico da lui ucciso in combattimento, meritò il cognome di “Torquatus”. Nel 361 a.C., infatti, durante la guerra contro i Galli, Tito Manlio si trovò a sfidare in duello un barbaro dall’enorme corporatura e, dopo avergli strappato la collana per adornare il suo di collo, prese per sempre il soprannome di “Torquato” per sé e per i suoi discendenti:
“ Il romano Tito Manlio, tenendo alta la punta della spada, colpì col proprio scudo la parte bassa di quello dell’avversario; poi, insinuandosi tra il corpo e le armi di quest’ultimo in modo tale da non correre il rischio di essere ferito, con due colpi sferrati uno dopo l’altro, gli trapassò il ventre e l’inguine facendolo stramazzare a terra, disteso in tutta la sua mole. Tito Manlio si astenne dall’infierire sul corpo del nemico crollato al suolo, limitandosi a spogliarlo delle sua collana, che indossò a sua volta, coperta com’era di sangue”.