Descrizione
Il ciondolo raffigurante lo scudo medievale è stato prototipato a mano con lastre e fili in cera. E’ stata ricavata la forma desiderata a scudo dalla lastra poi con la fiamma della spiritiera ed uno specillo è stata riscaldata dell’altra cera per poterla modellare e formare i dettagli in rilievo. I capicorda sono stati ricavati dalla cera con lime e frese. Poi con un processo di microfusione lo scudo e i capicorda sono stati riprodotti nel materiale desiderato. A quel punto il ciondolo è stato sottoposto a rifinitura totale sempre con l’aiuto di frese, lime e carte abrasive (dalla grana più grossa alla più fine) per togliere ogni imperfezione. Dopo è stato passato alla lucidatrice prima con spazzola in crine e pasta gialla a velocità minima (per togliere gli ultimi graffi rimasti) e poi a velocità massima (per rifinire il tutto); abbiamo quindi sostituito il crine con la spazzola in cotone morbido e usato il rossetto (ossido di ferro) per lucidarlo di nuovo, prima a velocità minima e poi a velocità massima. Ogni passaggio è stato quindi ripetuto per ciascun pezzo. E’ stato lavato tutto in acqua calda e sapone per gioielli (nell’ultrasuoni, macchinario che con scariche di ultrasuoni lava accuratamente l’oggetto) e fatto asciugare ricoprendolo con della sabbia specifica. Lo scudo è stato smaltato e lasciato ad asciugare per diverse ore. Il ciondolo quindi è stato assemblato con la cordella e i capicorda del rispettivo metallo.
Collana in caucciù con ciondolo a forma di scudo medievale
Nel Medioevo le guerre spesso consistevano in lunghi ed estenuanti assedi e solo raramente si scatenavano in battaglie cruenti a cielo aperto; gli eserciti si muovevano a scacchiera. Per conquistare città e castelli di importanza strategica compivano manovre e aggiramenti tali da evitare di ingaggiare combattimenti col nemico perché avrebbero portato a gravi perdite. Gli interventi delle truppe di fanteria poi risultavano critici e decisivi nell’ambito degli assedi. Infatti la fanteria spesso era composta da uomini in grado di combattere a mani nude se necessario, gettandosi nella mischia come tori infuriati. In occasione però di battaglie campali e di scontri all’ultimo sangue era l’intervento dei cavalieri ad essere risolutivo: la carica di tante e solide armature possedeva una forza d’urto di grande potenza e incisività. La vittoria comunque alla fine andava all’esercito che sapeva, non solo sfruttare al meglio le tre componenti a sua disposizione, ossia la fanteria, la cavalleria e gli arcieri, ma anche porre attenzione al morale delle truppe, alla disciplina, alle tattiche strategiche e ad usare intelligentemente il campo di battaglia. Fino ad oggi a noi contemporanei sono spesso arrivate storie e leggende narranti le gesta di prodi cavalieri ma della povera e abbandonata fanteria chi sa qualcosa? Eppure essa apriva le battaglie per scompaginare le formazioni avversarie, costituiva spesso il grosso dell’esercito e solo raramente era ben equipaggiata. Questi sono un motivo sufficiente secondo me per ricordarla, magari anche solo simbolicamente, con un gesto, un pensiero o una creazione artistica. Frugare nel baule della storia vuol dire a volte trovarsi fra le mani vite, morti, vittorie, sconfitte o miracoli mancati di uomini qualunque inghiottiti dal tempo, uomini che spesso in battaglia di fronte al nemico non potevano che confidare in loro stessi e nella forza protettiva di quella che a volte era la loro un’unica arma, uno scudo.